La filosofia del giardino

Articolo tratto dalla rivista “Naturart” del mese di gennaio 2014,  pubblicato a cura di Giardini Primanatura.

Il primo giardino è quello dell’uomo che ha scelto di interrompere le proprie peregrinazioni” (Gilles Clément, Breve storia del giardino)

Dunque il primo giardino è il primo passo per l’abbandono dell’iniziale nomadismo dei primi popoli cacciatori. “Il primo giardino è alimentare….. Il primo giardino è un recinto. Conviene proteggere il bene prezioso del giardino, la verdura, la frutta e poi i fiori, gli animali, l’arte del vivere che col passare del tempo continuerà a sembrarci il meglio” ( Clément , opera citata)

Traggo lo spunto dall’articolo che ho citato dei colleghi di Primanatura per introdurre una breve nota su Clément:

Gilles Clément, paesaggista filosofo, immagina lo stupore di chi, in un secolo a venire, si imbatta in immagini di siepi potate, getti d’acqua, balaustre e chioschi – ornamenti ormai desueti, come le parrucche incipriate, giacche e cravatte. Mentre quanto l’epoca ventura chiamerà giardino passa ai giorni nostri per natura.
Teorico della terra come bioma planetario in movimento perenne, irriducibile a recinzione, in Breve storia del giardinoClèment attinge alla preistoria per delineare il futuro. Nel 1974, viaggiando tra i pigmei alla ricerca di Papilio antimachus, assiste al passaggio dal nomadismo alla sedentarietà: il primo recinto della storia, un orto. Ecco sfatato un luogo comune: il giardino non nasce dalla ricerca di un ozioso paradiso perduto, ma da bisogno alimentare. Non c’è utopia teatrale traboccante di fontane e di grotte che tenga: perfino a Versailles il più tecnico e spettacolare dei giardini rimane il Potager du Roi. Nulla potrà mai cancellare l’urgenza e la legittimità dell’orto, nonostante l’Ottocento pudico abbia tentato di nascondere, con le gambe dei tavoli, la realtà nuda di un affamato corpo a corpo con la terra. Come gestire il patrimonio di giardini e orti storici? Accontentarsi, privi della forza lavoro del passato, di preservarne l’immagine con tecnologie chimiche pare a Clément inaccettabile. Meglio individuare metodologie compatibili con la nuova consapevolezza ecologica: anche a costo di smussare il disegno lasciando inerbire certi passaggi. Una sfida è stata per lui ideare soluzioni che preservassero lo spirito di libertà nell’orto geometrico, liscio eppure “sovversivo” creato da Alexandre de La Rochefoucauld a La Roche-Guyon.
Un giardino è incompatibile con la nozione di museo: è cosa viva, un curatore sbaglierebbe a considerarlo mera architettura. Clément chiede per quanto tempo ci affideremo alla chimica, rifiutando l’aiuto gratuito offerta dalla natura a patto di conoscerne le dinamiche. La sfida, per i giardini storici, è conciliare memoria ed ecologia. Ma anche inventare nuove modalità: giardini che siano anche depurazione delle acque di lagunaggio, come ad Harnes, oppure bonifica di siti industriali come a Duisburg nella Ruhr. Il compito è proteggere la vita minacciata su ogni fronte.

Breve storia del giardino
Bruno Ventavoli «Tuttolibri – La Stampa» 21-04-2012
Suggerisco di leggere anche Manifesto del terzo paesaggio del 2004 dello stesso autore, analogamente a Nove giardini planetari e appena riuscite visitate il Parc André  Citroen a Parigi sulla Senna
il giardino d'argento il giardino d’argento

 

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