Giardino storico di San Giacomo

Giardino storico di San Giacomo

Premessa 

Palzzo San Giacomo è per il paesaggio di Russi un fuori scala. Amato pur nella consapevolezza della sua sorte di immobile permanenza allo stato di recupero mancato, impone la sua mole in un contesto divenuto estraneo. Corpo lineare di un complesso architettonico ragguardevole resta nel ruolo di testimone di una vasta area di opulenza di un tempo: i giardini. Di quest’ultimi si coglie appena l’ingombro, nelle poche opere che sono giunte ad oggi: la casetta delle peschiere, oggi abitazione privata; le scuderie, anch’esse private, le opere idrauliche del muraglione sul fiume Lamone. Ma l’essenza dei giardini non rimane; lo stesso fiume porta gli argini entro lo sviluppo dell’ antico giardino, anche se non esistono ad oggi prove che il giardino stesso abbia preso corpo. Del resto un giardino subisce nel tempo variazioni di sostanza molto celeri; senza una gestione consapevole del suo divenire se ne perde prima il disegno poi la vita. Anche i recenti interventi svolti nel tentativo di dare nuova veste al giardino all’italiana seguono la stessa regola di tentativo fallito.

Il disegno

La pianta originaria dello schema progettuale inerente il giardino di palazzo San Giacomo, conservata presso i locali della Pinacoteca comunale, ci consente di cogliere innumerevoli aspetti riferiti dell’arte dei giardini. La pianta non è firmata, ne datata: viene fatta risalire al XVIII secolo ( “Il Palazzo di San Giacomo presso Russi” di Umberto Foschi) e porta il titolo di:  “ Piante, e Misure di diversi siti che servano alla situazione, e delizie della Villa di San Giacomo”. La ricerca storica più recente ne arricchisce alcuni aspetti, soprattutto grazie alla pubblicazione della litografia attribuita al Marini dal titolo “ Veduta di Palazzo Rasponi a San Giacomo” dove si coglie la vista ad occidente sul fiume (“ La nobile villeggiatura” I Rasponi a Palzzo San Giacomo  di Russi, redazione curata da Stefano Tumidei e pubblicata dalla Longo Editore Ravenna). Al Palazzo come appare attualmente era adiacente il corpo originario, costruzione quindi più antica, volgente apparentemente verso il fiume ( opera cit.): l’accesso al palazzo stesso era disposto a lato fiume prima della costruzione del carrarone. Cintato da   mura, avanti il palazzo e quindi a ponente, veniva a trovarsi un’area  al  servizio del palazzo stesso, una Piazza pascoliva contorniata da strutture di utilità,  quali l’abitazione del fattore, la conserva della neve, la colombara e la Chiesa, quest’ultima in prossimità dell’ingresso definito da pilastri e strutturato ad esedra. La distribuzione planimetrica dei servizi e la loro collocazione entro le mura consolida la considerazione sulla tipologia costruttiva del palazzo, un palazzo –  fortezza autosufficiente ed in grado di tutelarsi dall’ambiente esterno. Questo sviluppo delle costruzioni di pertinenza del palazzo ha fatto in modo che il giardino si sviluppasse attorno al palazzo e  non in adiacenza al palazzo stesso, come risulta caratteristico nel giardino all’italiana, tipologia a cui il giardino di S. Giacomo  comunque chiaramente si ispira. Questa scelta sia del palazzo fortezza che della struttura cintata viene dettata probabilmente dalla necessità di insediarsi in un territorio non privo di insidie quale quello di Russi all’epoca. I tratti costruttivi del giardino rispettano i canoni della simmetria che il giardino così detto all’italiana ha esportato in tutto il mondo, in cui il dominio dell’uomo sulla natura emerge attraverso il controllo delle forme e dei colori. Maggiore era l’estensione del giardino, maggiore risultava la forza di controllo da parte dell’uomo sulla natura; quindi maggiore era il senso di magnificenza che il Signore proprietario trasmetteva. Il concetto di dominio del territorio appare di difficile comprensione quando ci si riferisce alla situazione territoriale attuale, dove l’uomo controlla in misura quasi  totale il luogo. Alla fine del XVII° secolo i luoghi ospitavano ancora ampi tratti boschivi e porzioni non bonificate. Quindi il controllo del terreno rappresentava una forma di sicurezza, poi di prestigio. L’asse centrale, che si pone a congiunzione fra l’ingresso originario e il palazzo vecchio, delinea la simmetria architettonica del Palazzo di S. Giacomo, e prosegue nel carrarone di successiva costruzione. Questa linea di simmetria definisce quindi le peschiere, poste  a Sud – Est , inserite nel nuovo fronte e caratterizzate dal disegno estremamente regolare. Le dimensioni delle peschiere rendono di facile comprensione come la scala progettuale fosse d’eccezione rispetto alla realtà territoriale di Russi. Fra il palazzo e le peschiere, il cui accesso era permesso da un ponte sopra al canale del molino asservente, fu collocata una piazza pascoliva dalle dimensioni inferiori di quella posta sul retro verso il fiume, cintata da basse mura adattate “ per tenervi sopra vasi d’agrumi” ( opera cit.). La simmetrica disposizione delle parti contrappone il giardino regolare all’italiana vero e proprio, posto a mezzogiorno, un “ delicioso boschetto”  o giardino delle delizie, topos ricorrente nel paesaggio di Villa del periodo barocco, in cui venivano piantate specie arboree fertili, in grado di fornire frutti ai tenutari. Infine, adiacente alle peschiere, e ad esse agganciate geometricamente, prendeva corpo un grande bosco, dotato di viali interni regolari e di area attrezzata per ospitare rappresentazioni teatrali all’aperto, il  teatro  di “ verzura”,  luogo per appuntamenti spettacolari. Se fosse giunto ad oggi  nella veste proposta dal disegno conservato sarebbe un esempio d’eccellenza; lo stesso Palazzo, senza il giardino così concepito, ne risulta impoverito. Di estensione pari a circa 7,50 ettari, il disegno del giardino porponeva molteplici aspetti della tipicità topiaria dal gusto barocco. E questo si coglie in modo spettacolare nell’accurata opulenza del giardino all’italiana, dove le probabili siepi di bosso avrebbero dovuto proporre una sorprendente meraviglia compositiva di verzura.

PALAZZO SAN GIACOMO:

PROGETTO DI RICOSTRUZIONE DEL GIARDINO ALL’ITALIANA

Consulente: Arch. Riccardo Miano

Progetto: Dott. Agr. Giuseppe Orselli

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